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ERRORI DI CONIO NELLE VECCHIE LIRE: NON TUTTI SONO PREZIOSI per We Wealth

Luca Alagna per We Wealth • October 11, 2024

Basta recuperare in un cassetto una vecchia lira per gridare all’errore di conio, e di conseguenza al valore “inestimabile” di una moneta della nonna. Ma non è così. In questo articolo, il nostro contributor Luca Alagna, già presidente dei Numismatici professionisti italiani, mette in guardia dai facili sensazionalismi.

NUMISMATICA: CHE COSA SONO GLI ERRORI DI CONIO?

Periodicamente si ripresenta il bombardamento mediatico sul valore delle vecchie lire di cui abbiamo abbondantemente parlato in un precedente articolo (“Quel cassetto pieno di vecchie lire, che valore ha” dell’agosto 2022).

LA PRIMA 1000 LIRE METALLICA IN ARGENTO

Oggi vorrei tornare in argomento, sia per continuare il percorso di conoscenza sulla “buona numismatica” sia per parlare dei cosiddetti “errori di conio” e lo faremo utilizzando un caso vero accaduto nel 1997, anno di coniazione delle 1000 lire bimetalliche.

Facciamo prima un piccolo passo indietro, la nostra mitica macchina del tempo ci porta nel 1970, anno in cui nasce la prima 1000 lire metallica in argento.

Questa moneta viene emessa per commemorare il centenario di Roma capitale d’Italiae presenta al diritto, la raffigurazione della Concordia, immagine già utilizzata per un denario del periodo romano repubblicano della famiglia Aemilia (62 a.C.), e al rovescio presenta il disegno della pavimentazione antistante il Campidoglio progettata da Michelangelo.

Venne coniata in più di tre milioni di esemplari e distribuita in quantità di un pezzo nelle buste paga di tutti gli impiegati dello Stato. Trattandosi di una novità venne conservata e tesaurizzata dai collezionisti. I pezzi non immessi in circolazione attraverso il pagamento degli stipendi, furono utilizzati dalla Zecca per le serie speciali per collezionisti. Una delle possibili letture di questa operazione delle Zecca è quella che racconta di una emissione fin dalla nascita non destinata a soddisfare esigenze commerciali (moneta intesa come prodotto di scambio per l’acquisizione di beni o servizi).

ERRORI DI CONIO NELLE VECCHIE LIRE: IL CASO DI CRONACA DEL 1997

Torniamo ora nel 1997, anno di emissione delle 1000 lire destinate realmente alla circolazione. Coniate sul modello delle 500 lire bimetalliche, dovevano sostituire le tradizionali equivalenti cartacee che come tutte le banconote sono più delicate e quindi destinate facilmente al logorio, garantendo così anche un considerevole risparmio economico sull’annoso problema della sostituzione da parte della Banca d’Italia.

La moneta presentava al diritto il tradizionale volto dell’Italia Turrita e al rovescio la carta geografica dell’Europa a significare la ormai consolidata tradizione europeista del paese. Ne furono coniati cento milioni di esemplari per soddisfare il considerevole fabbisogno del periodo. Questo importante volume di pezzi coniati entrò facilmente nell’uso quotidiano fino a quando, una notizia diffusa durante un telegiornale nazionale in prima serata scatenò l’immaginario collettivo sempre in cerca di facili guadagni. Quale fu la notizia capace di tanto clamore?

L’ERRORE C’ERA, MA NON AVEVA (NON HA) VALORE COLLEZIONISTICO

Si diffuse l’informazione che la moneta, emessa da poco in circolazione, presentasse un errore di conio nel disegno dei confini di Germania, Olanda e Danimarca. Effettivamente l’errore c’era ma quello che non fu detto è che le monete non sarebbero state ritirate dalla circolazione.

Questo aspetto, non rilevante per i più, è stato quello che ha causato il nascere di una vera e propria illusione nei tanti collezionisti e non che pensarono di aver trovato il modo di investire in un bene capace di aumentare il proprio valore proprio a causa dell’errore presente nella raffigurazione dei confini geografici. 

Cosa accadde? I conii rimasero in circolazione regolarmente rendendo infruttuosa la caccia sfrenata alla moneta con l’errore. Purtroppo per i “cercatori di tesoro” rimase solo una pia illusione!

Ma per i poveri collezionisti il tempo delle prove non era finito. Infatti, nello stesso anno furono coniati altri ottanta milioni di pezzi, sempre della 1000 lire. In questo caso i confini furono raffigurati quasi corretti ad eccezione di quelli della Danimarca. C’è da domandarsi perché tanta antipatia per la geografia, ma soprattutto c’è da domandarsi: ma questi nuovi coni furono ulteriore motivo di confusione?


Effettivamente rappresentarono un nuovo tipo di conio che, essendo stato coniato in un numero inferiore rispetto al precedente diede vita al paradosso di diventare più raro del primo ma con un valore collezionistico a tutt’oggi pari a un euro se in Fior di Conio.

ALLERTA AI (POTENZIALI) COLLEZIONISTI: NON TUTTI GLI ERRORI DI CONIO VALGONO

La frittata di allora produce effetti ancora oggi, infatti è facile trovare lasciti ereditari di tali monete, ancora nei rotolini bancari originali conservati con cura in cassette di sicurezza e casseforti, creando ancora l’illusione nei poveri eredi di possedere un tesoro.

Rivolgo a tutti Voi Lettori una domanda: quanti di Voi avranno letto o sentito, attraverso i diversi strumenti ormai usuali della comunicazione, che queste monete possono rappresentare un bene di scambio con un importante valore economico? Mi potreste chiedere: ma perché domandi questo?

Durante le mie giornate di lavoro sono contattato, attraverso le diverse modalità di cui dispongo, mediamente dai cinque agli otto clienti, la cui domanda è: ho una 1000 lire – perché lo hanno letto su internet – so che vale molto, lei a quanto me la compra? Ecco, Vi assicuro che spesso la conversazione non ha un esito positivo perché il mio dire che la moneta non ha il valore non è gradito. 

La produzione delle 1000 lire per la circolazione continuò nel 1998 producendo cento ottanta milioni di esemplari per poi concludersi tra il 1999 e il 2001 per le sole emissioni per collezionisti e lasciare così spazio all’ euro.

Come accennato all’inizio, questo caso introduce l’argomento degli errori di conio tanto caro ai nostri venditori di illusioni online.

Considerare errore di conio il caso dei confini sbagliati non è corretto, infatti trattasi di solo errore umano durante l’incisione dei coni, che portarono alla definitiva coniazione di una moneta sbagliata nel disegno.

COS’È INVECE REALMENTE UN ERRORE DI CONIO?

Possiamo definire l’errore di conio quello riconducibile alle attività fatte durante la coniatura come, ad esempio, il caso in cui si palesa un evidente errore come la de centratura del tondello, la stessa effige del diritto o del rovescio coniata in tutte e due le parti o la mancanza di uno di essi. Questi coni possono avere interesse nel mercato collezionistico, ma generalmente non raggiungono mai cifre elevate per via anche della poca richiesta del mercato.

Altre piccole varianti presenti nelle monete, sono definite curiosità: infatti dobbiamo considerare che le monete, da sempre strumento di pagamento, vengono coniate in considerevoli quantità e sono definite per questa ragione prodotti seriali. Col passare del tempo, l’evoluzione dell’uomo e degli strumenti utilizzati per la coniatura, ha fatto sì che la produzione monetaria sia diventata sempre più meccanizzata e precisa. Nonostante ciò, sappiamo bene che, a un’attenta analisi, le monete prodotte meccanicamente, non potranno mai essere perfettamente identiche tra loro.

MA PERCHÉ ACCADE QUESTO?

Uno dei protagonisti principali nella produzione delle monete è il punzone che, come un martello, batte centinaia di volte al minuto imprimendo, sui dischetti di metallo, quella che sarà l’immagine della moneta. Questa azione, ripetuta migliaia e migliaia di volte, logora progressivamente il punzone, provocando nei coni continue piccole differenze che in numismatica, sono considerate curiosità numismatiche senza che questo comporti una variazione nella catalogazione e nella quotazione. Le 1000 lire oggetto di questo articolo sono purtroppo anche ricche di mancanze di conio e rilievi spesso poco evidenti ma questi difetti di produzione, non sono sinonimo di rarità e conseguente plusvalore, come si vuole far credere.




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https://www.we-wealth.com/news/vecchie-lire-errori-di-conio-non-tutti-sono-preziosi



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Ma avremo modo nei prossimi giorni, dando voce ad alcuni dei protagonisti, di approfondire aspetti fondamentali. Orientamenti in giurisprudenza, prassi viziate, nodi da sciogliere Sul tavolo degli Stati generali una serie di questioni di scottante attualità, dagli orientamenti giurisprudenziali in materia di beni numismatici alle prassi della pubblica amministrazione nel rapporto con i privati e il mercato – prassi spesso viziate da una visione statalista – fino alle normative in fase di discussione e, ovviamente, alle proposte di modifica alle leggi esistenti in modo da poter garantire alla numismatica, gestita in modo etico e responsabile, diritto non solo di esistenza ma anche di sviluppo e di sinergia con lo Stato. Sì, perché uno dei concetti emersi è stato anche – a seguito della ratifica da parte dell’Italia della Convenzione di Faro – quel fondamentale passaggio evolutivo dal tradizionale diritto “dei” beni culturali ad un innovativo diritto “ai” beni culturali, in questo caso i beni numismatici, visto nell’ottica della comunità nazionale e dei singoli, dei privati come dei professionisti, come soggetti attivi di tutela. Sala gremita, nei limiti delle normative sanitarie, alla Biblioteca del Senato presso il Palazzo della Minerva a Roma: sul palco si sono alternati oratori istituzionali e privati, professionisti e giuristi Un diritto inalienabile, quello al collezionismo e al commercio di monete, né in nome di una strampalata presunzione di provenienza dal sottosuolo di tutte le monete antiche e medievali – per gran parte, solo passate di mano in mano e sul mercato per secoli – né in nome di quel 1909 ante quem si vorrebbe rendere obbligatorio dimostrare la provenienza di ciò che, invece, è semplicemente stato conservato in patrimoni e raccolte private. I collezionisti e il commercio etico: soggetti attivi di tutela Illuminante, in merito al concetto di “interesse pubblico” per le cose numismatiche, è stato il parere del presidente della Prima Sezione della Corte di Cassazione, il giudice Francesco Antonio Genovese, che ha sottolineato come alle due categorie canoniche – le monete “di proprietà pubblica” e quelle private “oggetto di tutela” – sia ormai necessario codificarne una terza, quella delle monete, antiche o moderne che siano, e sono la maggioranza, “prive di qualità di interesse per la pubblica amministrazione”. Dal giudice Francesco Antonio Genovese, presidente della I Sezione della Corte di Cassazione, è venuta una riflessione sulla necessità di ripensare in senso meno statalista i criteri di tutela dei beni numismatici Anche perché, paradossalmente, le azioni dello Stato contro il mercato e il collezionismo ufficiali – che si manifesta in sequestri, ritardi o dinieghi nei certificati di esportazione, dichiarazioni di supposto “pregio” e/o “rarità” per singoli esemplari o intere raccolte – non deriva dal Testo unico dei Beni culturali né da leggi preesistenti e non abrogate bensì, in massima parte, da mere circolari ministeriali che sarebbe bene riscrivere, e in tempi brevi. I Numismatici italiani professionisti, le associazioni professionali internazionali AINP e FENAP, la Società numismatica italiana, l’Accademia italiana di studi numismatici hanno portato le loro voci per testimoniare in Senato, al tempo stesso, la molteplicità e l’unità d’intenti del mondo numismatico, senza contare i tanti, qualificati docenti universitari che hanno mostrato come l’esistenza del collezionismo e del mercato siano fondamentali anche per lo sviluppo della ricerca scientifica (quanto e talvolta più delle raccolte statali, in parte non catalogate nè pubblicate). La passione numismatica, un pilastro del patrimonio pubblico La presenza delle istituzioni è stata del resto anche occasione per ribadire il fondamentale contributo culturale di una plurisecolare tradizione di collezionismo e commercio di monete che tanto ha inciso anche sulla formazione del patrimonio pubblico (anche qui, con le sue monete di Venezia donate al Museo Correr, Papadopoli Aldobrandini insegna). E se lo Stato oggi non dispone – per varie ragioni e facendo le dovute eccezioni – di personale sufficiente o adeguatamente qualificato per discriminare i beni numismatici meritevoli di tutela dai milioni di monete antiche e moderne che circolano legittimamente sul mercato e nelle collezioni, allora che si avvalga della disponibilità di numismatici professionisti ed esperti privati. Una simile pratica, che si potrebbe proporre al Nucleo TPC dei Carabinieri, sarebbe un modo per creare una nuova ed efficace sinergia pubblico-privato; come lo sarebbe individuare – e anche in questo, basterebbero delle circolari ministeriali – delle categorie di materiali numismatici di libera circolazione. E altre proposte non mancano, perchè il collezionismo è imprescindibile per la tutela dei beni numismatici. Gli Stati generali della numismatica sono stati occasione di celebrare un secolo dalla scomparsa di Nicolò Papadopoli Aldobrandini, senatore del Regno, collezionista di monete e studioso di fama Per il futuro di un bene culturale “personale e collettivo” Perché mettere all’angolo in Italia il collezionismo e il commercio numismatico – si intende, quella numismatica praticata da privati e operatori come genuina, etica passione o come altrettanto legale professione – porterebbe ad un effetto nefasto, disastroso, diametralmente opposto a qualunque “tutela”, favorendo una diffusa circolazione illegale e sommersa delle monete (anche sotto il profilo fiscale) , il loro esodo verso l’estero; la distruzione, in sostanza, di quel “bene culturale” diffuso, materiale e immateriale, personale collettivo che è la numismatica. Gli atti degli Stati generali della numismatica saranno redatti entro breve ed è auspicabile che i contenuti siano recepiti in toto e valutati con attenzione dal Ministero della Cultura. E, al ministro Dario Franceschini, la numismatica italiana fa appello affinché il confronto avviato il 17 febbraio 2022 prosegua e porti a quel rasserenamento dei rapporti tra istituzioni e settore privato che, per la numismatica, ormai è ineludibile. LINK: https://www.cronacanumismatica.com/stati-generali-della-numismatica-voce-al-diritto-voce-al-collezionismo/
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