VENT’ANNI DOPO L’ARRIVO DELL’EURO, MOLTI CONSERVANO ANCORA
LE VECCHIE MONETE. E ALCUNI SITI WEB PROMETTONO GUADAGNI
Vent’anni dall’euro, dieci anni da quando, il 28 febbraio 2002, le lire sparirono definitivamente dalla circolazione. Eppure qualcosa è rimasto. Calcola Bloomberg che ci siano ancora in giro lire in monete e banconote per il valore di 1,2 miliardi di euro (tenendo conto del cambio fissato nel 1999, cioè 1936,27 lire per un euro). Più “nostalgiche” di noi sono solo la Spagna (dove sono rimaste pesetas per l’equivalente di 1,6 miliardi di euro) e soprattutto la Germania, che detiene ancora una quantità di marchi pari a 6,3 miliardi di euro. C’è chi giura che ci siano persino luoghi dove (in via informale) i marchi possono ancora essere usati per pagare beni e servizi.
Quel che è certo è che i tedeschi, a differenza di spagnoli e italiani, hanno ragione di prendersela comoda, visto che la loro banca centrale cambia ancora in euro non solo le banconote, ma anche le monete. Mentre la lira non è più “redimibile”. Nessuna possibilità neanche per i franchi francesi o lussemburghesi, le monete belghe e austriache (mentre si possono ancora cambiare le banconote), le dracme greche, i marchi finlandesi, le sterline cipriote, le lire maltesi. La convertibilità delle banconote portoghesi termina il 28 febbraio di quest’anno, tutte le altre monete, dalla sterlina irlandese alle valute di Estonia, Lituania e Lettonia, sono ancora redimibili.
SOTTO IL MATERASSO
Eppure, in tanti conservano le vecchie monete nei cassetti o sotto il materasso per nostalgia, o con la speranza di fare un discreto guadagno nel mercato numismatico, considerato che siti come eBay riportano per alcuni casi “rare” quotazioni da capogiro. Una speranza subito stroncata da Luca Alagna, cagliaritano, presidente dell’associazione dei Numismatici italiani professionisti (Nip), stronca subito. “Io e i miei colleghi riceviamo fino a venti – trenta telefonate al giorno di persone che pensano di avere scoperto in casa un tesoro” dice. Nata nel 1993 e iscritta nell’elenco del ministero dello Sviluppo economico, la Nip raggruppa molti degli esperti che in Italia comprano e vendono monete e banconote di valore e assistono case d’asta e tribunali. “A ingannare le gente” prosegue Alagna “sono annunci trabocchetto, postati in rete solo per fare traffico o attirare l’attenzione. Questi annunci fanno grandi danni. C’è gente che ci minaccia, chi in una crisi di rabbia e delusione mette giù il telefono, mi è capitata anche qualche anziana signora che è scoppiata a piangere. La maggior parte delle vecchie lire non vale neanche il valore nominale”.
QUOTAZIONI FASULLE
Eppure talvolta le quotazioni di cui si parla sono strabilianti. Un esempio a caso, da un annuncio pescato in rete in questi giorni: “Italia Moneta rara 20 lire 1982 con difetto di conio attorno figura, prezzo 100 mila euro”. “E’ una menzogna” assicura Alagna, “ma purtroppo questi siti di E-commerce funzionano all’americana: controllano solo che in vendita non ci siano bombe o materiale pedopornografico, e per il resto tanto peggio per chi compra. Le lire non raggiungono prezzi del genere, ma gli annunci fanno credere che sia possibile. E chi è ignorante in materia si illude di essere in possesso di monete che valgono chissà quanto. Può diventare un problema sociale”.
REQUISITI OBBLIGATI
In realtà ci sono alcune vecchie lire che hanno un valore numismatico superiore a quello nominale. A due condizioni: “Devono essere rare” continua il presidente di Nip, “e fior di conio, se monete, o fior di stampa per le banconote, cioè in ottimo stato di conservazione, meglio ancora se mai o quasi mai circolate”. Si tratta però di pochissimi pezzi: le monete coniate nel 1946 e 1947, la moneta da 5 lire del 1956, quelle da 2 e da 50 del 1958, quella da 20 del 1968. Sono state coniate in quantità di gran lunga inferiore al solito: per esempio, delle 5 lire del ’56 uscirono 400 mila pezzi, contro i 159 milioni della stessa moneta dell’anno prima” continua Alagna. Lo stesso principio vale “per qualche banconota di vecchio taglio”, aggiunge Giandomenico Varallo, numismatico di Torino, “ma non c’è roba che valga milioni, solo qualche decina di euro in più rispetto al valore nominale”. Per le banconote la rarità si capisce dalla codificazione, cioè il numero di serie che identifica ciascun biglietto, e che esempio permette di distinguere quelli fuori corso. Però attenzione, quello delle banconote rare “è un po’ un mercato di nicchia” aggiunge Varallo. “Devi andare a pescarti dei compratori, magari all’estero, per cercare di realizzare qualcosa. Ci sono mercati più attivi dei nostri, per esempio Spagna e Portogallo sono più vivaci per quanto riguarda questo tipo di piccolo collezionismo”.
EDIZIONI LIMITATE
Ci sono poi monete precedenti all’euro che hanno valore non tanto perché rare, o fior di conio, ma per il materiale: è il caso dei marenghi d’oro del Regno d’Italia. Una tradizione che continua con le emissioni rare di euro in metalli preziosi: di recente, ad esempio, il ministero dell’Economia ha messo in circolazione per i collezionisti pochi pezzi in argento da 5 euro e in oro da 20 dedicati a Dante Alighieri, a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, e in precedenza anche ad Antonio Canova. “Il collezionista le compra, poi vengono seppellite in cassaforte e ne parliamo tra una generazione per vedere se hanno acquistato valore numismatico” commenta Alagna. Quanto invece agli euro comuni, non bisogna proprio farsi illusioni. Le uniche monete che possono avere qualche valore tra gli euro di metallo, conclude il presidente della Nip, “sono quelle emesse con tiratura limitata dal Principato di Monaco, Città del Vaticano, Repubblica di San Marino, Principato di Andorra: E solo quando si trovano delle confezioni ufficiali per numismatici”.